Remote working o smart working? Questo è il dilemma

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Insieme al dilagare della pandemia, da circa un paio d’anni a questa parte, abbiamo assistito e contribuito alla comparsa di nuove pratiche e abitudini: metti la mascherina, mantieni le distanze, disinfetta le mani… lavora in smart working!

Quest’ultimo termine esisteva già ma era sicuramente meno diffuso. Viene solitamente inteso come “lavoro da casa” allo stesso modo di “remote working” ma forse non ci siamo mai chiesti se questi siano i modi più corretti per esprimere questo concetto. Udite udite… Questi termini non sono nemmeno equivalenti.

Smart, in lingua inglese, indica la possibilità di lavorare in modo flessibile, con processi migliorati e ricorrendo a strumenti e tecnologie che rendono il lavoro più intelligente e funzionale, dunque “smart”.

Ci siamo appropriati di questo termine e lo abbiamo trasformato erroneamente rendendolo sinonimo di “lavoro da casa” o comunque fuori dall’ufficio.

La stessa legislazione italiana, sbagliando, ne fa uso per riferirsi ad un tipo di lavoro agile. Chiamiamo quindi l’espressione “smart working” pseudoanglicismo, perché pur essendo una parola inglese viene utilizzata in modo diverso rispetto alla tradizione in uso. Altri esempi di pseudoanglicismi sono autostop che in inglese si traduce con “hitchhiking” o ancora “autogrill” che in inglese corrisponde “motorway service area”.

Ogni volta che ci riferiamo alla possibilità di lavorare da casa dovremmo quindi parlare di “remote working”, concetto che include un approccio più fluido, digitale e privo degli schemi degli ambienti di lavoro. Gli inglesi usano anche l’espressione più immediata “working from home” semplificata in WFH.

Non finisce qua: che differenza c’è tra “remote working” e “agile working”?

Mentre il remote working può essere considerato come l’evoluzione del telelavoro (letteralmente “Lavoro effettuato a distanza grazie all’utilizzo di sistemi telematici di comunicazione” – Treccani), per parlare di lavoro agile non è sufficiente lavorare in un luogo diverso dall’ufficio ma servono un ripensamento dell’organizzazione aziendale e una collaborazione proficua per raggiungere gli obiettivi assegnati uniti dal supporto di soluzioni tecnologiche.

Serve un vero e proprio restyiling del mindset. Lo smart working riguarda anche la trasformazione digitale delle imprese che permette di accedere a infrastrutture e dati a distanza e di instaurare un rapporto diverso con l’organizzazione.



Per concludere ricordiamo che, qualunque sia il termine che preferisci usare quando lavori in un luogo diverso dall’edificio della tua azienda, è importante non esagerare: prenditi i tuoi tempi e le tue pause senza sminuire il tuo lavoro e la tua fatica solo perché non sei seduto ad una scrivania d’ufficio.